domenica 3 maggio 2009

Parigi: giorno uno

Il primo giorno, sabato 25, Parigi era illuminata da un timido sole, che scaldava appena l'aria. Dopo essere passata in hotel a lasciare i bagagli, ho deciso di andare alla scoperta del quartiere: il Marais. Punto di partenza Place de la Bastille, dove a sorpresa mi imbatto nel:beh, come potrete immaginare c'era di che lustrarsi gli occhi: gioielli, quadri, borse artigianali, bancarelle stracolme di cappelli di stoffa o di feltro, magnifici collier realizzati con fili metallici..insomma, il paradiso!
Decido che non è il caso di passare il week end lì, quindi raccimolo le idee, rubo qualche ispirazione ed inizio il mio giro. Seguo la lunghissima Rue St-Antoine e mi addentro nelle viette laterali, nel frattempo il tempo cambia, nuvoloni grigi che non promettono niente di buono.
Infatti quando raggiungo la verdissima Place des Vosges, gremita di runners e turisti, inizia a scappare qualche goccia.

Proseguo la mia passeggiata nelle strette viuzze del Pletzl, il quartiere ebraico che si snoda tra Rue des Roisiers e Rue des Ecouffes...molto belline e caratteristiche, peccato che le saracinesche delle botteghe, dei ristoranti Kasher, della gastronomie etc siano tutte abbassatte...ottima idea visitare il quartiere ebraico di sabato! Però lo spettacolo di questi bambini vestiti a festa che sciamano fuori dalla Sinagoga con i loro papà tutti neri, con lughe barbe e kippah è qualcosa di veramente suggestivo, di certo qua a St. Rock dove vivo non capita tutti i giorni.

Gira che ti rigira, capito casualmente da fronte a Tout à Loisir... beh, visto che c'ero ho pensto bene di entrare. Quello che c'è lì dentro è INDESCRIVIBILE, interi scaffali ricoperti di cassettini, scatoline, scatolette, tubicini di paillettes, conteria, pietre dure, catene, nastri, bottoni... per non parlare della stanza dei cristalli. Vi assicuro che lo spettacolo è ineguagliabile, e lo dico da non appassionata di Swarowski. Bottino ricco, ma che salasso! Ecco un assaggio di quello che mi sono portata via:
Quando esco dal negozio, la situazione meteorologica è nettamente peggiorata: acqua a catinelle! Proseguo nel mio vagabondare tra le viuzze del Marais, mi spingo oltre e faccio rotta verso il Centre Pompidou. L'immagine di questo edificio me la ricordavo dal libro di civiltà francese delle scuole medie, ma quello che i libri non spiegano è l'aria che si respira lì. E' per questo motivo che non mi piace fare troppe foto quando sono in giro, a cosa serbirebbero? Solo ad uso e consumo di annoiati amici costretti a visionarle, stop. Nessuna foto immortala le voci, le risate, i profumi, gli odori sgradevoli, il vento fresco o il sole caldo...

Smette di piovere, per fortuna.

Nello spiazzo antistante l'ingresso del centro, una folla variopinta intenta a rimirare un tizio vestito da imbianchino che spiattellava manate di bianco, nero e grigio su una tela, un quarto d'ora o poco più ed ecco che sulla tela, capovolta sottosopra, compare il faccione tanto amato di Obama, tra applausi e sorrisi d'ammirazione.

Fila impegnativa all'ingresso, ma questo cartellone mi invoglia a restare:
Il Centre Pompidou ospita il MNAM, Musée National d'Art Moderne, la biblioteca pubblica, varie sale cinematrografiche e altri luoghi d'intrattenimento come locali e ristoranti. Nonostante le sale del museo offrano opere di un certo pregio, la mostra temporanea su Kandisky è quella che mi ha affascinato di più. Non sono una studiosa d'arte, non sono un'esperta, non ne so parlare, ma i suoi gialli, rossi e blu mi incantano. Mi incantano gli sfondi neri, e quelli chiari delle sue tele. Mi incantano le linee, mi incantano i titoli, didascalici.

Dopo aver girovagato per le scale mobili di questo edificio strambo, ed essermi goduta il panorama dalla terrazza del terzo piano, mi riavvio lentamente verso l'albergo, dopo aver fatto man bassa di sashimi in uno dei mille take away giapponesi, tanto so che dopo la doccia serale non avrò le forze per uscire, visto che sono in piedi dalle tre di notte.

Giusto il tempo per scarabocchiare il resoconto della giornata sul quadernetto, e come avevo anticipato, incollare biglietti e scontrini a mo' di adolescente, e poi crollo.

5 commenti:

Alessia Spalma ha detto...

Ciao Val, bentornata! Io un po' acciaccata (poi magari ti racconto) ho letto d'un fiato i tuoi post, e mi sono sentita un po' lì con te! ho respirato l'aria della vecchia signora, sentito le voci, le risate, le facce delle persone... Grazie, scrivi così bene che é proprio un piacere leggerti e non vedo l'ora di leggere ancora! Buona serata e buon inizio di settimana!
Alessia

Val_ ha detto...

Grazie Alessia, con un commento così, mi metto subito a preparare i post per il secondo e terzo giorno...
Graziee!
:)
Valeria

Unknown ha detto...

...mamma mia che invidia..Parigi ha sempre nei racconti degli altri un fascino particolare, prima o poi dovrò verificarlo di persona..intanto posso saperne un pochino grazie ai tuoi racconti..il centre pompidour deve essere veramente interessante, soprattutto con una mostra stupenda come Kandisky!..adesso aspetto con ansia di sapere il seguito del viaggio!!

Sara Pacciarella ha detto...

Che bel racconto! E' vero, scrivi benissimo, molto evocative le immagini che riesci a dipingere con le tue parole...non vedo l'ora di leggere le altre puntate!
Parigi l'ho visitata piu' di una volta, è molto bella e si respira un aria speciale, vagamente bohemienne, molto creativa, ma è una città in cui non mi sono sentita a mio agio.
Gli spazi sono troppo grandi, mi appare dispersiva e distante nonostante la sua bellezza, nonostante la folla chiassosa nei vicoletti. Boh! Questione di gusti?
Kissesss!
Sara.

Val_ ha detto...

Grazie per i vostri commenti ragazze!
Helena, in effetti il Centre Pompidou colpisce non poco, con i suoi colori un pò pazzi. Anche visto dall'alto, fa la sua bella figura tra gli edifici grigi di Parigi!

Sara, hai centrato in pieno quello che volevo dire io nel post precedente. C'è qualcosa che non mi ha convinta fino in fondo. Forsa, nel mio caso, dovrei solo conoscerla meglio, viverla un pò o forse, come dici tu, è solo una questione di gusti.

Valeria

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